lunedì 25 gennaio 2021

Domenico Scalise

 

 

  I TORMENTI DEL LAVORO CREATIVO - Leonid Osipovic Pasternak

 

 

Come disse Richard Bach:

 

"Uno scrittore professionista è un dilettante che non si è arreso".

 

Per questo l'Apostrofo apre, spalanca porte e finestre a tutti quei dilettanti che, non arrendendosi, saranno forse in futuro dei grandi scrittori.

Oggi apriamo la finestra a Domenico Scalise classe '89, che di sé ci dice:

" Scrivo brevissimi racconti, piccole storie, quasi appunti di memoria" 

Un desiderio, quasi una necessità per Domenico, imprimere sul foglio le emozioni, scrivendo.




Tra mille

Ho visto un uomo con le tue braccia. Potrei riconoscerle tra mille. 

Quelle braccia. 

Bruciate dal sole, una volta coperte da pelle candida, poi da peli rossi, poi biondi e infine bianchi. Con quelle macchioline, quasi a disegnare una mappa.

Ho visto un uomo con le tue mani. Potrei distinguerle tra mille.

Quelle mani che profumavano di terra, con le quali accarezzavi i frutti che questa ti dava, con i palmi ruvidi, dove anche la più insidiosa delle spine non poteva fare altro che arretrare.

Ho visto un uomo con i tuoi capelli. Potrebbero risaltare tra mille.

Quei capelli color della ruggine che davano l’idea di antenati del nord o di marinai in mezzo a freddi oceani.

Ho visto un uomo con la tua nuca. Unica tra mille.

Quella nuca.

Piena di rughe a segnare il tempo e con il colore a segnare la poca ombra.

Ho visto mille uomini, ma nessuno di questi girandosi, eri tu.




Brucio per te

Possibile che non merito neppure uno sguardo, eppure sono qui di fianco a lui, come una sposa vestita di bianco. Ha la testa appoggiata sul cuscino

Ma perché non si gira?

Lo stavo aspettando, sono ore che attendo qui, sola a guardare il soffitto. Vorrei che mi toccasse, come toccava le altre, o almeno vorrei essere sfiorata.

Vorrei sentire il calore delle sue mani e il suo fiato, attraverso le sue morbide labbra.

Con le altre non faceva così, era un continuo: una dietro l’altra.

Cosa è cambiato? Non posso pensare che sia successo proprio a me. Non voglio rimanere qui, sola e abbandonata.

Si gira di scatto, il suo sguardo mi vede, le mani mi afferrano. Finalmente mi desidera! Avverte il mio odore mentre mi stringe.
Con le labbra mi sfiora, e il calore invade ogni parte di me, mentre il mio velo brucia e il miasma inonda la stanza.

I suoi sospiri sono come treni regolari, che a ogni passaggio mi svuotano.

Quello che avevo desiderato con tanto ardore, mi sta uccidendo.

Ma questa è la morte che volevo!

Lui continua a prendermi ancora e ancora, fino a quando, di me, non resta che una cicca in un posacenere di cristallo. 



Destini capovolti

Mi sento imbavagliato come un cane! Era questo il pensiero di Bruno, quella mattina appena uscito di casa. Aveva voglia di fumare, ma anche l’ultimo vizio che gli era rimasto stava diventando un problema. Non aveva voglia di fare su e giù a quel maledetto bavaglio per animali. Forse era un segnale, forse era arrivato il momento di smettere di fumare. Forse il tutto si riduceva a questo? I pensieri iniziarono a martellargli la testa ad ogni passo. Preso dai suoi pensieri, Bruno non si ricordava più il motivo per il quale fosse uscito. Si toccò la tasca dei pantaloni e si accorse di non avere il portafogli, sospirando tornò indietro a prenderlo.



Pino viaggiava su un camion quella mattina, con la musica accesa e canticchiando. Era proprio una buona giornata per lui. Aveva appena saputo che gli avevano fatto un contratto a tempo indeterminato: dopo sei anni di attesa. Che soddisfazione! Aveva scritto un messaggio alla moglie per annunciarle la bella notizia, ma non gli aveva risposto. Era troppo impaziente, si chinò verso il cruscotto per prendere il cellulare: voleva chiamarla, ma non fece in tempo, un tonfo lo scosse, arrestò il suo mezzo con una brusca frenata. Scese tremando, gli parve che il tempo si fosse fermato. Una donna urlava, l’incrocio era pieno di gente. Un uomo era riverso a terra davanti al suo autocarro. Un uomo senza portafoglio.







 

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